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(g.l.) C’è uno spiraglio per il Messale friulano dopo la recente bocciatura. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha infatti risposto ai 141 Comuni aderenti all’Assemblea di Comunità Linguistica Friulana, la quale nei giorni scorsi, come è noto, aveva espresso in una lettera inviata proprio alla Cei il disappunto per la mancata approvazione del Messale in “marilenghe”. Una risposta, quella dei vescovi italiani, che lascia appunto la porta aperta per future rivalutazioni del caso. Nel frattempo, l’Aclif chiederà ai Comuni friulanofoni di approvare una delibera di sostegno alla causa nei singoli Consigli.
Il cardinale Matteo Zuppi.
LA RISPOSTA DELLA CEI – «Gentili Signori, intanto grazie della vostra lettera e delle tante e importanti considerazioni che mi fate arrivare. Il vescovo Mazzocato (arcivescovo di Udine, ndr) , durante la Conferenza Episcopale tenutasi ad Assisi negli ultimi giorni, le ha rappresentate con molta passione e competenza. Cercheremo di studiare la vostra richiesta e di trovare una strada per una soluzione alle vostre sollecitazioni. Vi ringrazio e continueremo a restare in contatto perché la strada ormai aperta da anni dal non dimenticato Monsignor Battisti (compianto arcivescovo di Udine scomparso nel 2012, ndr) non sia abbandonata».
Il presidente Daniele Sergon.
IL COMMENTO DELL’ACLIF – «Ringraziamo – ha commentato Daniele Sergon, presidente dell’Aclif e sindaco di Capriva del Friuli – il cardinale Zuppi per la risposta, segno di come in seno alla Chiesa cattolica italiana ci sia comunque un’attenzione viva per la questione sia della lingua friulana che delle altre lingue minoritarie. Ricordiamo, infatti, che nella votazione svoltasi ad Assisi la maggior parte dei vescovi aveva approvato il Messale in lingua friulana, ma il regolamento della Cei prevede la maggioranza qualificata invece di quella semplice per tali questioni liturgiche. In tal senso, riteniamo sia fondamentale per i Comuni friulanofoni esprimersi con una delibera dei rispettivi Consigli comunali, come già fatto dal Comune di Udine: un modo per far sentire ancora di più la nostra voce di fedeli friulani, insieme al resto delle istituzioni, Regione in primis ed enti e associazioni friulaniste».
Una porta aperta, dunque. I friulani ora sono fiduciosi che si giunga anche a una svolta concreta dopo la delusione subita per la bocciatura del “loro” Messale. Perché desiderano poter pregare anche nella propria lingua.